lunedì 31 agosto 2009

Perchè non votiamo-Pasquale Binazzi





I . Né eletti, né elettori.


Per quanto già molte volte, sia nelle nostre conferenze come sui nostri giornali ed opuscoli, abbiamo fino a sazietà risposto e dimostrato perché noi anarchici non dobbiamo essere né eletti né elettori, pur tuttavia i vecchi pregiudizi che annebbiano la mente di gran parte dei lavoratori, l’arte subdola di cui sono maestri i politicanti di ogni colore, ci mettono sempre nella condizione di dovere difenderci da attacchi, ora apparentemente benevoli, ora addirittura vili e triviali, coi quali lo studio degli illusi o degli intriganti cercano di menomare la propaganda nostra, affinchè non sfugga dalla loro tutela il gregge elettorale, di cui essi hanno bisogno per salire le comode e lucrose scale del potere.

E lo scopo principale per cui questi uomini tanto si affannano, intrigano, corrompono, intimidiscono è per raggiungere il posto privilegiato di legislatori, mediante il quale essi possono non già rendersi interpreti della volontà di chi li elesse a deputati ; ma imporre la propria e incanalare le risorse e le attività di un popolo a loro beneficio e della classe cui appartengono.

Questa è una verità troppo vecchia e resa fin troppo evidente dai fatti di tutti i giorni.

Nessuno aspirerebbe al potere se questo non procacciasse dei vantaggi, dei privilegi morali, politici ed economici. Quindi il potere è per sua natura ingiusto e corruttore.

Ma oltre a questa elementarissima considerazione che non può sfuggire neppure ai più bonari osservatori, ne dobbiamo fare altre ben più importanti e che sono precisamente quelle che ci fanno essere dei ferventi propagandisti dell’astensionismo nelle elezioni politiche ed amministrative.

Il nostro atteggiamento e le ragioni per cui adottiamo questa linea di condotta diversificano assai dagli altri partiti o rivoluzionari o reazionari che accettano l’astensionismo, come ad esempio i mazziniani ed i clericali intransigenti.

Noi non siamo astensionisti in forza di qualche pregiudiziale o perché il potere invece di avere una forma democratica repubblicana l’ha borghese e monarchica, oppure perché non è schiettamente clericale o papalina ; ma perché noi siamo avversi ad ogni forma di potere costituito, perché ogni potere costituito rappresenta una sopraffazione, una violenza, un’ingiustizia.

Comprendiamo che i mali sociali si eliminano eliminando le cause che li generano, quindi logicamente siamo avversi allo Stato, qualunque sia la sua forma, perché questo rappresenta un tiranno che sta sul collo dei cittadini ; un grande parassita dalle mille branche che sa tutto assimilarsi, tutto carpire senza nulla dare.

Comprendiamo che accettare per principio che altri pensino per noi, studino per noi, facciano per noi è un condannarci all’inattività, è rinunciare alla nostra indipendenza, è lasciarci atrofizzare lo spirito d’iniziativa sia nel campo del pensiero che dell’azione.

Un uomo, un popolo è forte, è capace di sostenere efficacemente la lotta per la vita, ed anzi riesce a trionfare sulle difficoltà che gli si parano innanzi, a misura dello spirito d’indipendenza e d’iniziativa di cui è animato.

Invece la tattica elezionistica abitua gli uomini ed i popoli alla passività, tutto si limita a fare la fatica di eleggersi un rappresentante, ad accentrare così in poche mani il potere e quindi l’avvenire di un’intera nazione.

Perciò noi anarchici siamo convinti che la massima indipendenza sia dell’individuo, come di ogni singola collettività umana, sia una condizione indispensabile di rapido progresso e di sviluppo su ogni ramo di attività e una eliminazione di parassitismo e di ogni ingombrante e dannosa burocrazia.

Non bisogna metter l’uomo nelle condizioni che possa diventare il padrone dell’altro uomo ; non bisogna concedergli né riconcedergli un’autorità, di cui poi tutti debbano sopportare le conseguenze dannose e subire gli errori e le ingiustizie che vengono consumate in nome di un potere da noi stessi eletto.

Il potere per sua natura deve sviluppare due grandi mali che paralizzano la vita di un intero popolo, e cioè l’accentramento e la burocrazia.

Stabilire che a Roma si debbano discutere, approvare, dare ordini, regolare i rapporti e gli interessi che riguardano collettività che risiedono a Milano, Torino, Palermo, ecc. è quanto di più errato si possa pensare e stabilire.

Tutti anche nelle più dolorose circostanze hanno potuto constatare il grande fallimento dello Stato.

Infatti questo che viene costituito, secondo i suoi sostenitori, per tutelare con maggiore potenzialità, minor dispendio di forze e unità d’intenti l’interessi delle collettività che deve amministrare, in pratica ha solo saputo meritarsi la critica e l’imprecazione generale, perché invece di scongiurare dei mali, di limitare i danni con pronti provvedimenti, ha dato prova di noncuranza, di una spaventevole lentezza, causata dal suo mostruoso ingranaggio burocratico. Il recente disastro calabro-siculo informi.

La logica dei fatti impone dunque di non dover dar mano ad erigere delle istituzioni, il cui esponente rappresenta quanto di male possa colpirci.

Ognuno confronti il funzionamento dello Stato, che impone ai suoi rappresentanti ed esecutori l’attesa d’ordini anche nelle circostanze più gravi, col mirabile risultato che sa sempre dare l’iniziativa individuale e collettiva, ed avrà subito una dimostrazione chiara delle verità che noi andiamo da molti anni propagandando e che vengono chiamate utopie, solo perché troppo grandi e perché impongono un mutamento radicale delle attuali condizioni di cose.

Tutti si devono convincere che invece dell’inutile e pesante macchina dello Stato, i popoli hanno bisogno per il loro benessere di abbattere tutti gli Stati, siano essi democratici o reazionari, per poter più presto e bene stabilire tra di loro dei rapporti di scambio rapidi, diretti e mutabili a seconda dei bisogni e delle innovazioni che vengono introdotte nelle arti, nelle scienze e nelle industrie.

Lo Stato che in tutti i paesi del mondo non sa far altro che opera paralizzatrice delle individuali energie e il grassatore delle fatiche altrui, deve essere combattuto e non aiutato, deve essere abbattuto e non modificato.

Quindi, o lavoratori, quando coloro che ambiscono di diventare i monopolizzatori di tutto, sciorineranno molti sofismi e vi useranno tutte le blandizie che il loro animo d’ipocriti dominatori sa abilmente trovare, ricordatevi che voi non dovete concorrere a dare vita allo Stato ; voi non dovete concorrere a nominare gli uomini che lo impersonificheranno ; voi se volete far trionfare la libertà e la giustizia non dovete essere né eletti né elettori.

II . Illusioni sulla legislazione sociale.

Quei repubblicani, quei socialisti e tutti coloro che nutrono fiducia sulla legislazione sociale, credono di usare contro di noi l'argomento principale quando ci dicono, quando dicono ai lavoratori che è necessario che la classe diseredata abbia in seno al parlamento – istituzione borghese – i suoi diretti rappresentanti, i suoi deputati che portino in quell’ambiente grigio la eco delle proteste e dei dolori dei poveri paria dei campi, delle miniere e delle officine.

“Siamo in pochi, questi democratici politicanti dicono, perché non vi è il suffragio universale, arma potente assai temuta dalla borghesia. Aiutateci a conseguire questo diritto per tutti i cittadini, per tutti i lavoratori e noi avremo fatto un gran passo verso l’emancipazione sociale”.

A parte gli esempi che si potrebbero citare di paesi dove il diritto al voto è più esteso che non in Italia ; a parte i risultati incerti che si potrebbero ottenere se tutta la massa acefala potesse ancor più in modo pecorile essere guidata alle urne a compiere l’alto dovere civico!!! ; a parte le ragioni d’indole morale dette nel precedente capitolo, vi è da tener conto della resistenza tenace, e nei più dei casi anche violenta, che sa usare ogni singolo privilegiato contro chi vuole strappargli una parte dei privilegi che ha saputo imporre alla grande maggioranza dei produttori con ogni sorta di astuzie e di frodi.

Vi è stato un tempo in cui quando l’astuto poliziotto Giolitti amoreggiava coi generali del socialismo italiano – momento di vergognoso amplesso che essi oggi vorrebbero che fosse da tutti dimenticato e che ha provocato persino un segreto convegno a Bardonecchia fra Giolitti ed il futuro ministro Filippo Turati – allora tutti decantavano i trionfi della legislazione sociale ed i 50 milioni (!!) guadagnati dal proletariato nelle sue ultime agitazioni.

Venne la realtà cruda dei fatti a dissipare la vacuità delle parole, gli eccidi proletari imposero silenzio ai politicanti della frazione estrema, i quali di fronte all’indignazione generale dei lavoratori dovettero bruscamente troncare i loro incestuosi amori, seguire la piazza e perdere qualche seggio a Montecitorio.

Anche allora, come in altre occasioni, la borghesia che si era seriamente preoccupata della rapidità ed estensione colla quale seppe il proletariato proclamare lo sciopero generale politico, e comprendendo quanto era per lei pericoloso che i lavoratori abbandonassero le vie legali ed incominciassero ad usare l’azione diretta, se la prese coi capi popolo, scagliò contro costoro tutta la sua stampa prezzolata, incitò i locandieri, gli affitta camere, la piccola borghesia, lo stuolo dei servitori delle istituzioni perché facessero vile ed assordante coro contro i lavoratori, perché avevano osato – ahi purtroppo! solo per qualche giorno – di protestare con un po’ di energia contro i sistematici assassinii di poveri affamati, di smunte donne e di miseri piccini.

Anche quella misera borghesia che si compiace in tempi di bonaccia di farsi chiamare liberale, seppe con eguale veemenza e criteri reazionari condannare l’impulso generoso dei lavoratori, seppe con non minore rabbia fare pressioni contro i duci delle schiere proletarie, contro i politicanti dei partiti popolari, affinchè richiamassero i ribelli alla consuetudinaria docilità e alla cieca fiducia nella legislazione sociale.

La borghesia più intelligente comprese che il concedere alla classe sfruttata qualche riconoscimento ufficiale e accettare il principio della legislazione sociale, non costituiva per essa alcun pericolo. Quello che seriamente teme e che vuole con ogni mezzo scongiurare è la sfiducia nei metodi legalitari ; non vuole che si dilaghi fra la grande massa lavoratrice la fiducia nell’azione diretta, nell’azione singola, nell’azione prettamente rivoluzionaria, perché assai bene comprende che questa segnerebbe il principio della sua fine.

Ecco perché noi anarchici moviamo aspra guerra ai nostri avversari che adescano i lavoratori col miraggio dei grandi (??) benefici della legislazione sociale. I poveri abbrutiti dalle fatiche, dalla miseria e dall’ignoranza ascoltano questi progettisti delle pacifiche conquiste, prendono tutto sul serio, credono che basti stabilire con un articolo di legge un miglioramento qualsiasi perché venga dopo poco attuato ; imparano a venerare i loro leggiferatori come gli antichi cristiani veneravano il loro Cristo ; ed intanto il tempo scorre ed i senza pane ed i senza tetto continuano la loro parte di docili macchine produttive, seguitando a produrre per altri e lusingandosi sempre di vedere spuntare per opera della legislazione sociale il simbolico e decantato sole… dell’avvenire apportatore di benessere e giustizia per tutti.

Intanto messi su una falsa via iniziano agitazioni sterili, che non danno né possono dare alcun pratico risultato, vanno dietro ora a questo ora a quell’arruffone politicante ; chiedono i pochi soldi di aumento di salario, lusingandosi che tale aumento procaccerà loro maggiore benessere, mentre invece non s’accorgono che per la legge ferrea del salario, derivante dall’attuale sistema di economia politica, essi concorrono a far rialzare artifiziosamente il costo generale della vita – a maggiore vantaggio degli sfruttatori – ed essi rimangono sempre dei poveri diseredati, coloro che tutto devono pagare e che per tutti devono soffrire.

Fino a tanto che rimarrà saldo come principio la proprietà privata e il salario costituirà la pietra di paragone del compenso del lavoro umano ; fino a tanto che i principi della finanza saranno lasciati i padroni delle ricchezze ed i monopolizzatori di tutti i prodotti, saranno pure i trionfatori del potere, gli alleati, i protetti e gli ispiratori dello Stato e della Chiesa, ed ai lavoratori, ad onta delle apparenti concessioni e miglioramenti, rimarrà soltanto quanto loro necessita per non morir di fame.

I pingui e tristi eroi dell’oro cedono soltanto quando sono costretti a farlo, e a tutta quella gente che s’illude ed illude di poter armonizzare il capitale col lavoro, non potrebbe danneggiare maggiormente gli interessi dei non abbienti.

Si prova un profondo disgusto a vedere della gente che vorrebbe passare per sincera e per chiaroveggente, dimenticare i punti sostanziali della questione sociale e per amore di un vile seggio nelle amministrazioni pubbliche o al parlamento smorzare ogni ardore giovanile, soffocare ogni impeto generoso, e, per rendersi accetti a tutti gli elettori delle diverse graduazioni politiche e sociali, smussare tutte le angolosità del proprio pensiero, e anzi fare dei veri sforzi per renderlo incomprensibile e accettabile alla massa amorfa, che non sa pensare né vuole fare sforzi per comprendere.

E più disgusto suscitano quei giovani, che dicono di appartenere alle file dell’avanguardia del socialismo, quando si vedono prendere parte attiva agli ibridi connubi ed affannarsi per andare alla ricerca di un candidato qualsiasi, perché questi si prenda il disturbo di fare qualche piccola promessa e qualche insignificante dichiarazione di fede incerta.

No, in questo caso meglio è trincerarsi nel silenzio, se non si sa o non si vuole risvegliare l’animo sopito del popolo. Se essi non vogliono essere i pionieri di ardenti verità, se non vogliono essere i pugnaci combattenti contro le cattive presenti istituzioni e conto uomini corruttori e corrotti, almeno non partecipino agli intrighi, abbandonino il popolo a se stesso piuttosto che ingannarlo, piuttosto che trascinarlo in vie contorte che lo fanno allontanare dalla soluzione del tormentoso problema sociale.

Se invece veramente amano il popolo, se vogliono educarlo, incoraggiarlo e consigliarlo, essi devono rimanere col popolo e fra il popolo. Da questo trarranno sempre novella audacia ed eviteranno così il pericolo di diventare le giudiziose scimmie ammaestrate del baraccone nazionale.

III . Che fare?

Arrivati a questo punto mi pare di sentirmi da ogni parte rivolgere la domanda : Che fare dunque? Io rispondo con una sola parola : la rivoluzione.

Questo malessere generale che ormai si acutizza in tutte le classi dei lavoratori – siano essi operai manuali o cultori del genio o del fecondo pensiero – si estende anche nelle altre categorie meno potenti, meno privilegiate, le quali cercano con ogni mezzo di non essere completamente travolte dalla lotta per la vita.

Questo disagio quasi generale rappresenta le prime scosse della terra in quel punto dove non si è ancora definitivamente assestata, e l’assestamento verrà dopo una grande scossa, dopo un tremendo terremoto. Quindi anche la natura c’insegna che noi non possiamo mutare radicalmente i rapporti economico-sociali se non compiamo l’atto rivoluzionario, l’atto definitivo che deve completare, anzi attuare, quella rivoluzione che già è avvenuta nel pensiero nostro. Tutto il resto è vana retorica, se non è spudorata menzogna.

Il trionfo del quarto d’ora, la soluzione del problema della giornata, il riconoscimento legale dei diritti che altri devono poi concedere ; l’attesa del proprio benessere della sapienza, dell’onestà, dall’attività di altri, sono tutti palliativi, tutti ritardi, tutte illusioni, tutte mistificazioni.

La rivoluzione non è un capriccio, non è una degenerazione, non è una malvagità, ma è una necessità.

Bisogna che ogni uomo possa assestarsi sulla terra come egli vuole, bisogna che si senta completamente libero nei suoi atti e nel suo pensiero, bisogna che l’individuo non s’imponga alla collettività, come la collettività all’individuo, e ciò non può venire se non col trionfo della grande rivoluzione livellatrice e liberatrice di tutte le ingiustizie, di tutte le miserie e di tutte le schiavitù.

Solo allora si verrà stabilendo il vero equilibrio sociale, che darà inizio ad una novella gagliarda vita che sarà veramente vissuta da ogni individuo, perché tutti educati alla scuola dell’operosità e della libera iniziativa.

Come già in altro punto di questo modestissimo lavoro ho detto, saranno gli stessi bisogni che regoleranno i rapporti fra individui, collettività e popoli ; saranno i bisogni che regoleranno le attività, le iniziative, la produzione e gli scambi dei prodotti.

Però bisogna che anche i rivoluzionari e gli anarchici un po’ alla buona, comprendano che la rivoluzione non è la rottura di un vetro, la ribellione sciocca alle guardie in un momento di sbornia, ma è l’azione costante, coscientemente ribelle a tutte le presenti ingiustizie, a tutte le attuali concezioni economiche politiche.

Bisogna fare il grande vuoto all’attuale edifizio sociale, sottrargli quanto più sta in noi i difensori ed i coadiuvatori, non bisogna lasciarci assorbire né moralmente né finanziariamente, non bisogna alimentarlo, ma scavargli l’abisso che lo travolga.

E voi, o lavoratori di campi e delle officine, voi che pur seminando e mietendo ciò che è il frutto delle fatiche vostre dovete tutto consegnare a chi nulla produce, voi che costruendo macchine, case, mobili, vesti, oggetti di bellezza e d’arte dovete rimanere sempre miseri, sempre schiavi, sempre iloti, comprendeteci una buona volta, ascoltate i nostri consigli, cominciate a scacciare lontani da voi i pastori della Chiesa e dello Stato e lo stuolo dei politicanti, ed unitevi alle nostre falangi ribelli che lottano per il trionfo dell’integrale emancipazione umana, per il trionfo del tanto temuto, calunniato ma pur tanto bello e grande ideale dell’Anarchia.

La Spezia , 1909.

Anarchia e Violenza-Errico Malatesta


Anarchia vuoi dire non-violenza, non-dominio dell’uo¬mo sull’uomo, non-imposizione per forza della volontà di uno o di più su quella di altri.
È solo mediante l’armonizzazione degli interessi, me¬diante la cooperazione volontaria, con l’amore, il rispetto, la reciproca tolleranza, è solo colla persuasione, l’esempio, il contagio e il vantaggio mutuo della benevolenza che può e deve trionfare l’anarchia, cioè una società di fratelli libe¬ramente solidali, che assicuri a tutti la massima libertà, il massimo sviluppo, il massimo benessere possibili.
Vi sono certamente altri uomini, altri partiti, altre scuo¬le tanto sinceramente devoti al bene generale quanto pos¬sono esserlo i migliori tra noi. Ma ciò che distingue gli anar¬chici da tutti gli altri è appunto l’orrore della violenza, il
desiderio e il proposito di eliminare la violenza, cioè la for¬za materiale, dalle competenze tra gli uomini.
Si potrebbe dire perciò che l’idea specifica che distingue gli anarchici è l’abolizione del gendarme, l’esclusione dai fattori sociali della regola imposta mediante la forza, bru¬tale, legale o illegale che sia.
Ma allora, si potrà domandare, perché nella lotta attua¬le, contro le istituzioni politico-sociali, che giudicano op¬pressive, gli anarchici hanno predicato e praticato, e predi¬cano e praticano, quando possono, l’uso dei mezzi violenti che pur sono in evidente contraddizione coi fini loro? E questo al punto che, in certi momenti, molti avversari in buona fede han creduto, e tutti quelli in mala fede. han fin¬to di credere, che il carattere specifico dell’anarchismo fos¬se proprio la violenza?
La domanda può sembrare imbarazzante, ma vi si può rispondere in poche parole. Gli è che perché due vivano in pace bisogna che tutti e due vogliano la pace; ché se uno dei due si ostina a volere colla forza obbligare l’altro a la¬vorare per lui e a servirlo, l’altro se vuoI conservare dignità di uomo e non essere ridotto alla più abbietta schiavitù, malgrado tutto il suo amore per la pace e il buon accordo. sarà ben obbligato a resistere alla forza con mezzi ade¬guati.

L’origine prima dei mali che han travagliato e travaglia¬no l’umanità, a parte s’intende quelli che dipendono dalle forze avverse della natura, è il fatto che gli uomini non han compreso che l’accordo e la cooperazione fraterna sarebbe stato il mezzo migliore per assicurare a tutti il massimo be¬ne possibile, e i più forti e i più furbi han voluto sottomet¬tere e sfruttare gli altri, e quando sono riusciti, a conqui¬stare una posizione vantaggiosa han voluto assicurarsene e perpetuarne il possesso creando in loro difesa ogni specie di organi permanenti di coercizione.
Da ciò è venuto che tutta la storia è piena di lotte cruen¬ti: prepotenze, ingiustizie, oppressioni feroci da una parte, ribellioni dall’altra.
Non v’è da fare distinzioni di partiti: chiunque ha voluto emanciparsi, o tentare di emanciparsi, ha dovuto opporre la forza alla forza, le armi alle armi.
Però ciascuno, mentre ha trovato necessario e giusto adoperare la forza per difendere la propria libertà, i propri interessi, la propria classe, il proprio paese, ha poi, in no¬me di una morale sua speciale, condannata la violenza quando questa si rivolgeva contro di lui per la libertà, per gli interessi, per la classe, per il paese degli altri.
Così quegli stessi che, per esempio qui in Italia, glorifi¬cano a giusta ragione le guerre per l’indipendenza ed eri¬gono marmi e bronzi in onore di Agesilao Milano, di Felice Orsini, di Guglielmo Oberdan e quelli che hanno sciolto in¬ni appassionati a Sofia Perovskaja e altri martiri di paesi lontani, han poi trattati da delinquenti gli anarchici quan¬do questi sono sorti a reclamare la libertà integrale e la giu¬stizia uguale per tutti gli esseri umani e hanno francamen¬te dichiarato che, oggi come ieri, fino a quando l’oppres¬sione e il privilegio saran difesi dalla forza bruta delle baio¬nette, l’insurrezione popolare, la rivolta dell’individuo e del¬la massa, resta il mezzo necessario per conseguire l’eman¬cipazione.
Ricordo che in occasione di un clamoroso attentato anarchico, uno che figurava allora nelle prime file del par¬tito socialista e tornava fresco fresco dalla guerra turco-gre¬ca, gridava forte, con l’approvazione dei suoi compagni, che la vita umana ~ sacra sempre e che non bisogna al tentarvi
nemmeno per la causa della libertà. Pare che facesse ecce¬zione la vita dei turchi e la causa dell’indipendenza greca.
Illogicità, o ipocrisia?

Eppure la violenza anarchica è la sola che sia giustifica¬bile, la sola che non sia criminale.
Parlo naturalmente della violenza che ha davvero i carat¬teri anarchici, e non di questo o quel fatto di violenza cieca e irragionevole che è stato attribuito agli anarchici, o che magari è stato commesso da veri anarchici spinti al furore da infami persecuzioni, o accecati, per eccesso di sensibi¬lità non temperato dalla ragione, dallo spettacolo delle in¬giustizie sociali, dal dolore per il dolore altrui.
La vera violenza anarchica è quella che cessa dove cessa la necessità della difesa e della liberazione. Essa è tempe¬rata dalla coscienza che gl’individui presi isolatamente so¬no poco o punto responsabili della posizione che ha fatto loro l’eredità e l’ambiente; essa non è ispirata dall’odio ma dall’amore; ed è santa perché mira alla liberazione di tutti e non alla sostituzione del proprio dominio a quello degli altri,
Vi è stato in Italia un partito che, con fini di alta civiltà. si è adoperato a spegnere nelle masse ogni fiducia nella vio¬lenza.., ed è riuscito a renderle incapaci a ogni resistenza quando è venuto il fascismo, Mi è parso che lo stesso Tura¬ti ha più o meno chiaramente riconosciuto e lamentato il fatto nel suo discorso di Parigi per la commemorazione di Jaurès.
Gli anarchici non hanno ipocrisia. La forza bisogna respingerla colla forza: oggi contro le oppressioni di oggi; domani contro le oppressioni che potrebbero tentare di so¬stituirsi a quelle di oggi.
Noi vogliamo la libertà per tutti, per noi e per i nostri amici come per i nostri avversari e nemici. Libertà di pen¬sare e di propagare il proprio pensiero, libertà di lavorare e di organizzare la propria vita nel modo che piace; non li¬bertà, s’intende — e si prega i comunisti di non equivocare —non libertà di sopprimere la libertà e di sfruttare il lavoro degli altri.

pensieri sul mondo odierno e su ciò che ci circonda


cazzo sto mondo è solo falsità......come si può definire democratico un governo quando il popolo va a esprimersi e si viene attaccati dalli sbirri( lurido apparato burocratico basato su infamità, abuso di potere e distruzione su tutti)??? cazzo bisogna muoversi......verremo di nuovo schiacciati un governo di stampo dittatoriale è all'angolo se permettiamo che questo prenda di nuovo il potere saremo più burattini di quello che già siamo......burattini nel senso che ci facciamo governare da fili invisibili tenuti in mano da chi crede di avere potere ma è uno come noi........una guerra contro tutto ciò è molto meglio di una pace imposta, la pace imposta porta solo rabbia e rancore.......si è chiusi in una gabbia legati a delle catene da leggi che ci costringono a fare ciò che noi nn vogliamo......l'anarchia non è solo chaos e distruzione, secondo è un mondo in cui tutti con gli stessi ideali vivono al rispetto altrui senza nessuna imposizione.........le guerre sono il problema........??con l'anarchia nn ci sono guerre tutti l'anarchia la prendono come un pretesto di distruzione con la rabbia nulla si crea ma con la convinzione e con l'unione si possono spoderare i tiranni odierni che si nascondono sotto un velo di democrazia per effettuare tutto ciò che può essere considerato illegale, la droga è illegale ma i maggiori traffici arrivano dal governo, uccidere è illegale ma lo stato uccide vietare la libertà di espressione di pensiero e di parola è illegale in un regime democratico ma con le sommosse delli sbirri lo fate, ci sn tantissime altre ingiustizie.................perciò aprite gli occhi e nn cercate spazio anche voi sotto quella finta sicurezza è solo un disfacimento mentale e culturale attuato dal nuovo reggime tirannico.........unitevi e non combattete fatevi valere per ciò che siete cioè uomini normalissimi come d'altronde sono tutti quelli che hanno potere........il potere non esiste!!!!!!! il potere può esistere solo se è un potere collettivo il potere appartiene a tutti non fatevelo rubare!!!!! poi c'è la chiesa un'altra istituzione che non ha mai passato guai a causa delle sue false storielle d'amore e di pace.....sono tutti incoerenti le leggi dicono una cosa e loro fanno l'oposto.............mi fate tutti schifo odio represso e oppressione dentro il mio cuore per voi luridi bastardi morite tutti infami......governo chiesa e instituzioni al rogo.................anarchia giungerà.........

domenica 30 agosto 2009

Documentario Virus Milano Parte 3

Documentario Virus Milano Parte 2

Documentario Virus Milano parte 1

Blue vomit-Vaffanculo


poliziotti, celerini, culirotti vaffanculo cardinali, preti e suore, gran maiali vaffanculo fricchettoni, hippies, chitarristi buoni vaffanculo prima a scuola, leccaculo, coca cola vaffanculo voglio solo far casino voglio il caos ed il rumore voglio scuotere torino moralisti, impegnati, pacifisti vaffanculo educati, religiosi e ordinati vaffanculo dirigenti, segretari, presidenti vaffanculo israeliti, maomettani, gesuiti vaffanculo voglio solo far casino voglio il caos ed il rumore voglio scuotere torino professori, presidi, educatori vaffanculo militari, protestanti, regolari vaffanculo voglio solo far casino voglio il caos ed il rumore voglio scuotere torino

Testi Dei Nerorgasmo- LP

SPIRALE
(Parole: Luca "Abort"; Musica: Simone Cinotto, 1993)

La notte cresce in me
Non finirà mai più
Io sono quello che
Gira su di sé
Non serve a nulla ormai
Sperare di gustare
Una vita che non è
Altro che una spirale
Mi avvicinerò
A quello che vivrò
E' meglio che non sai
Quello che sono io
Io ti prosciugherei
Di tutte le speranze
E poi ti avvolgerei
Come nella spirale
Non sprecare più un minuto gira al largo o sei fottuto
Il veleno che ti do agisce lentamente
Poi ti lascerei sola senza più niente
Poi ti lascerei sola senza più niente
La notte cresce in me
Non finirà mai più
Io sono quello che
Gira su di sé
Non serve a nulla ormai
Sperare di gustare
Una vita che non è
Altro che una spirale


QUESTO E' QUELLO CHE TU VUOI
(Parole e musica: Simone Cinotto, 1987)

Una vita scandita da ordini e leggi
Venduta e comprata per due stupide lire
Questo è quello che tu vuoi
Questo è quello che tu vuoi
Questo è quello che tu vuoi
Questo è quello che tu hai
Tutto è marcito ognuno è al suo posto
L'industria lavora si muore di noia
Questo è quello che tu vuoi
Questo è quello che tu vuoi
Questo è quello che tu vuoi
Questo è quello che tu hai


ANSIA
(Parole e musica: Luca "Abort", 1986)

Chiuso nella mente non trovi più nulla da fare
Nulla al di fuori di te
Credi di sapere tutto non hai nulla da imparare
Ma giudichi dall'alto sentenzi dal tuo sapere
Ma senti un vuoto nella pancia
La tua esistenza è solo ansia
E non ti basta ingurgitare
Per darti un senso di pienezza
E non ti basta più drogarti
E non ti basta più scopare
Tutti ti gridano che per essere bello
Devi essere maturo devi essere duro
Devi difendere le tue posizioni
Anche se sai sono false lo sai sono false
Ma senti un vuoto nella pancia
La tua esistenza è solo ansia
E non ti bastano i riscontri
Per credere di essere vivere
Hai schifo di te stesso sempre
Lo sai che cosa sei davvero
Se non decidi di morire ogni giorno
Per rinascere nuovo per rinascere nuovo
Se non capisci che ogni cosa ti insegna
A rinascere nuovo a rinascere nuovo
Lo senti un vuoto nella pancia
La tua esistenza è solo ansia
E non ti basta ciò che compri
Lo sai che dentro manchi tu
Hai schifo di te stesso sempre
Vorresti non vederti più


NELLO SPECCHIO
(Parole e musica: Luca "Abort", 1986)

Nello specchio vedo il mio riflesso
Un amore depravato in uno squallido cesso
Tutto e tutti qui mi fanno star male
Vorrei vedere libero il mio io più animale
Nello specchio
Nello specchio
Brucio le emozioni in pochi istanti sul suolo
Finiscono all'inizio e mi rilasciano solo
Io mi basto quel tanto che è necessario
A tagliarmi le vene a strapparmi il sudario
Nello specchio
Nello specchio
Vomito il cervello di ciò che prima ero stato
Vomito la merda che mi aveva annegato
Ora mi amo nella mia assurda bellezza
Ora che l'angoscia sono io e non c'è più alcuna certezza
Nello specchio non mi vedo più
Nello specchio non mi vedo più
Nello specchio non mi vedo più
Nello specchio mai più


PASSIONA NERA
(Parole: Luca "Abort"; Musica: Simone Cinotto e Martino, 1984)

Lasciati aiutare vogliamo solo farti bene
Ti insegneremo a vivere e ad apprezzare l'esistenza
Poi non dovrai decidere il tuo futuro è preparato
Le scelte le hanno fatte famiglia scuola chiesa e stato
Mi sento soffocare non vedo via d'uscita
La nausea mi accompagna in ogni via della mia vita
La nebbia mi circonda e non riesco a vedere oltre
L'affermazione di me stesso è solo nella morte
Non devi lamentarti se non fai sempre ciò che vuoi
Non essere immaturo non puoi fare nulla per cambiare
Tanto è tutto inutile non sei diverso dall'altra gente
Le cose che tu pensi non porteranno mai a niente
L'odio cresce dentro il mio corpo vibra
Lo sento già pulsare attraverso la mia fibra
Non riesco a trattenermi non voglio più castrarmi
Più cresce la mia rabbia più non voglio limitarmi
Noi ti vogliamo bene sei tu che vedi tutto storto
Potevi far carriera potevi vivere felice
La tua passione nera ti fa pensare da alienato
Sei tu che devi cambiare il tuo discorso che è sbagliato
Non voglio più ascoltare progetti sul mio conto
Distruggerò alla base la vostra moralità
Affronterò gli spettri cosciente della fine
Esalterò me stesso con la morte più sublime


FUOCHI OPPOSTI
(Parole: Luca "Abort", 1993; Musica: Simone Cinotto, 1987)

Cerco nella fine un senso
Un attimo di gioia che non vada perso
Nella dissipazione nel nulla
Un salto dentro il buio che mi rivalga
No - non trovo nulla
E tu - vedi agitarsi
Me - uno scarafaggio
Che - si è rovesciato
No - io perdo tempo
E tu - non puoi vedere
Me - che mi consumo
E che - non credo più
Gira tutto intorno frammenti di ricordi
Propositi mancati orgogli diluiti
Fuochi opposti mi consumano nel cuore
Perché io ho leccato la mano alla menzogna
Fuochi opposti mi accecano negli occhi
Da quando li ha distolti dalla nuda verità


IO MI AMO
(Parole: Simone Cinotto; Musica: Sandrino e Simone, 1986)

Io mi amo io mi amo
Più vi odio e più mi amo
Mi amo perché vi do fastidio
Comparse mediocri che ballano a tempo
Mi amo perché sono giovane e bello
Perché cerco dentro me tutte le soluzioni
Io mi amo io mi amo
Più vi odio e più mi amo
E paura di voi
Io non ne ho avuta mai
Io mi amo io amo
Più vi odio e più mi amo


DISTRUTTORE
(Parole e musica: Luca "Abort", 1984)

Cultura educazione morale religione
Nella mia testa non ci sono più
La mia vita non è piena di quelle stronzate
Che insegnano ogni giorno alla TV
Io non sento più ragioni
Me ne frego di parlarne
Odio tutti voi e quelli come voi
Non saranno i contentini a placare la mia rabbia
Non saranno i soldi a farmi stare bene in gabbia
Cantanti e attori vivi mi fanno vomitare
Piscio sopra i vostra eroi
Io rido quando dite che cazzo devo fare
Che cosa devo essere per voi
Io non sento più ragioni
Me ne frego di parlarne
Odio tutti voi e quelli come voi
Marcirei tranquillo dopo l'ultima battaglia
Se i vermi brulicanti mangiassero anche voi
Io non sento più ragioni
Me ne frego di parlarne
Odio tutti voi e quelli come voi
Non pensiate che io scherzi se non è già successo prima
Chiamate il 113 che l'ora è già vicina
E' ora


PERDENDO UN AMICO
(Parole: Luca "Abort"; Musica: Sandrino; Linea di basso: Marina, 1986)

Strutture artificiali per tingermi di giusto
Copioni ormai scontati per muovermi sicuro
Banale ma sicuro
Ma quando ti allontani non ha più significato
E mi vedo nudo con quello che non ho
Quando ti allontani vedo il vuoto nei tuoi occhi
E la nausea per la vita che non ho
Perdendo un amico resta solo dolore
Perdendo un amico che ha ragione ad andare
Quando ti allontani mi sento ancor più nulla
Di fronte alla mia malafede
Quando ti allontani non so più cosa fare,
Non andare


NERORGASMO
(Parole e musica: Luca Bortolusso "Abort", 1984)

Io non sono nessuno NERORGASMO!!!
Eiaculazione di un orgasmo disperato
Germinato sui rifiuti del consumo siamo noi
Siamo quei pensieri e desideri insoddisfatti
Che tu cerchi invano di inghiottire e di dimenticare
Ma gorgogliano vivi ti tornano alla mente
Incrinano i valori in cui credevi da sempre
Gelido sudore di una notte senza sonno
Con l'angoscia di un domani sempre uguale siamo noi
Siamo quei momenti di fredda lucidità
In cui capisci che se schiavo e non riesci a sopportare
Una vita sprecata una recita banale
E malgrado ogni tuo sforzo non ti riesci a controllare
Istinti di rivolta e affermazione personale
Le voci che ti gridano di vivere siamo noi
Siamo il frutto marcio della decadenza urbana
Che ha trovato il proprio senso in un altra verità
E non riuscirete ad annientarci a isolare il nostro germe
Il nuovo fiore reietto colpirà eternamente




IO SONO LA TUA FINE
(Parole e musica: Simone Cinotto, 1987)

Nelle vetrine in centro solo cose morte
Sangue e merda sangue e merda
No - Io sono la tua fine
Quello che non vuoi
Io sono la tua fine - Io!
Alla televisione continuano a parlare
Mangia surgelati tagliati le vene
No - Io sono la tua fine
Quello che non vuoi
Io sono la tua fine - Io!
Quello che non vuoi
Quello che non vuoi
Quello che non vuoi
Quello che non vuoi
No - Io sono la tua fine
Quello che non vuoi
Io sono la tua fine - Io!


CREATORI FALLITI
(Parole: Luca "Abort"; Musica: Simone Cinotto e Martino, 1985)

Quando il grande salto chiuderà la mia esistenza
E sarò stremato al tuo cospetto senza più ragioni
Non aspetterò la tua condanna per le azioni che ho compiuto
Per i vizi che mi hai dato
Dio della pietà della misericordia
Dovrai pagare cara la miseria del mio corpo
Dovrai inchinarti tu per implorare la mia grazia
Vorresti farci credere la tua necessità
Ma senza noi errori non saresti perfezione
La tua parola è legge è sacra è verità
Come quella di un bambino quando gioca ai soldatini
Solo nell'immenso il vuoto dentro il cuore
Giochi con la noia di chi sa come è la fine
Con un mondo che hai creato schiavo sotto il tuo potere

FRECCIA
(Parole: Luca "Abort", 1993; Musica: Simone Cinotto, 1987)

Credi che lo farai presto
Presto forse già domani
Forse troverai il coraggio
Fatto tutto con le tue mani
Che la forza possa tornare forse è meglio rimandare
Venti venticinque anni
Venti ventisette anni
Venti ventinove anni
Che la forza possa tornare forse è meglio rimandare
Ma chi rimane si trova nulla nelle mani
Tranne il ricordo di quello che non c'è già più
E tu che cercavi una fine mai compiuta
Avvolgiti nel vuoto dei tuoi anni senza età
Senza un inizio senza una fine
Succhiando nel vizio di chi rifiuta di soffrire
Restiamo sul vago dove tutto è uguale al nulla
Passi un altro giorno passi pure un altro anno
Basta solamente che le mie distrazioni
Seppur laceranti non lascino mai interruzioni
Cerco la forza per tirarmi fuori
Cerco la fede per non cadere più domani
Cerco un varco tra i miei pensieri chiusi
Cerco un varco tra i miei pensieri chiusi
Ma mai più di sogni ormai non ce n'è più
Ma mai più di voglia ormai non ce n'è più
L'unica speranza è coltivare la costanza
Ma mai più di sogni ormai non ce n'è più
Sono briciole di gioventù
Ultima energia la forza per buttarsi via


NATO MORTO
(Parole: Luca "Abort"; Musica: Simone Cinotto, 1985)

Presto lascerò il tuo ventre caldo
E dovrò piangere per essere nutrito
Vomitami cagna vomitami ora
Per non farmi piangere per non farmi umiliare
Per non farmi convincere per non farmi soffrire
Dovrò dimenticare tutte le verità
Dovrò essere violentato per sapere menzogne
Cagami cagna cagami ora
Per non farmi piangere per non farmi umiliare
Per non farmi convincere per non farmi soffrire
Dovrò accettare di vivere servo
Dovrò moltiplicare la mia stirpe dannata
Abortiscimi cagna abortiscimi ora
Per non farmi piangere per non farmi umiliare
Per non farmi convincere per non farmi morire


GIORNO
(Parole e musica: Simone Cinotto, 1987)

E' un altro giorno porco dio
Deserto di emozioni freddo come sono io
Benvenuto bastardo sequenza banale
Segui pure adesso il tuo corso naturale
Giorno la mia testa scoppia
Giorno la mia testa scoppia
Scoppia
Ore da riempire
O esserci o sparire
Nessuna affinità con tutta l'altra gente
Di tutto questo tempo non mi rimane niente
Giorno la mia testa scoppia
Giorno la mia testa scoppia
Scoppia


BANCHETTO DI LUSSO
(Parole e musica: Luca "Abort"; Linea di basso: Simone Cinotto, 1984)

Guardatemi con disgusto trattatemi con disprezzo
Non c'è niente da capire
Nutrito a petromerda
Educato con la morale delle vostre bugie
Destinato al mattatoio
Per ingrassare i vostri agi
Triterete le mie ossa bollirete le frattaglie
Cibo inscatolato per la mandria
Distillerete il sangue
Preparerete il resto per il vostro succulento pasto
Capo di bestiame umano
Mangerete la mia carne
Sbranate le mie fibre sature di nero odio
Rigurgitanti aliti di morte
E creperete avvelenati
Che il mio odio è troppo puro per voi
Gonfio di acidi letali
Mangerete la mia carne


TUTTO UGUALE
(Parole e musica: Simone Cinotto; Linea di basso: Marina, 1987)

Siete così piccoli tristi e noiosi
Voi non siete niente per me
Pezzi di vetro schizzi di sangue
Tutta la rabbia che non hai
Tu non puoi capire
Io voglio solo farti male
E ciò che mi circonda
E' tutto uguale tutto uguale
Me ne frego di sapere come riempi il tuo tempo
Fanno ridere le cose che fai
E quando giocate voi avete già perso
Condannati a non vincere mai
Tu non puoi capire
Io voglio solo farti mai
E ciò che mi circonda
E' tutto uguale tutto uguale


MAI CAPIRAI
(Parole: Luca "Abort"; Musica: Simone Cinotto; Linea di basso: Martino, 1982)

Esco dalle mura e non c'è mai un cazzo da fare
Strade sorde e mute felicità che non puoi sperare
L'odio sta imperando odio per tutte la gente
Pupille dilatate io vi odio più profondamente
Mai mai mai capirai
Cosa penso e cosa faccio
Mai mai mai capirai
Perché ho i tagli sopra un braccio
Non voglio più giustificarmi per tutto quello che io prendo
Non ho motivi da spiegare a chi non capisce cosa sto facendo
Lame nella carne mi fanno forse stare bene
Lo faccio per me stesso non certo per chi mi sta insieme
Posso fare ciò che voglio non voglio essere giudicato
Me ne frego delle critiche di chi crede di non essere malato
Mai mai mai capirai
Cosa penso e cosa faccio
Mai mai mai capirai
Perché ho i tagli sopra un braccio
Non voglio più giustificarmi per tutto quello che io prendo
Non ho motivi da spiegare a chi non capisce cosa sto facendo

Testi Dei Wretched-In Nome Del Loro Potere Tutto è Stato Fatto


La logica del potere
Promesse di vita realtà di morte
illusione di progresso per coprire la miseria
La logica del potere è solo leggi e restrizioni
La logica del potere è menzogna e repressione
La logica del potere non ammette ribellioni
Ti schiaccia ti reprime ti toglie ogni futuro!
Non approvare il loro potere approvi la tua morte
Non dare loro il voto sono solo ladri e assassini!

Spero venga la guerra
Spero venga la guerra con i suoi orrori e le sue stragi
Solo allora capirai che potevi far qualcosa
Parlano di benessere di pensare al tuo futuro
Ma sarai soltanto tu a pagare i loro errori
Spero venga la guerra con i suoi orrori e le sue stragi
Solo allora capirai che potevi far qualcosa
Per colpa di bastardi viviamo per morire
e tu sei come loro incapace di pensare

Combatti
Rifiuto una libertà fatta di oppressione
libertà controllata dal loro potere
Leggi che reprimono ordini che uccidono
ma vedo gente che subisce e sa solo obbedire
Rifiuto un destino stabilito da loro
Destino di morte sepre più vicino
Gente che soffre gente che muore
Vittime di un potere che tu stesso hai creato
Tu hai creato e tu puoi distruggere
combatti il potere per la tua vita

Muori per la patria muori per niente
Muori per la patria muori per niente
Approvi il potere approvi la morte
Vittoria o sconfitta avrai sempre un padrone
La tua libertà esiste solo da morto!

Solo guerra
Guerra stragi guerra massacri guerra morte guerra paura
non vedo altro non sento altro
Guerra stragi guerra massacri guerra morte guerra paura
non ne sento il bisogno di tutto questo
Non mi voglio rassegnare a morire
per il volere di un pugno di bastardi che comandano
non sono solo un numero di matricola
ma ho una testa e decido io per me
Guerra solo guerra non sanno darmi altro
No!non mi rassegno non voglio morire per loro
Loro ti mandano a morire e non ne vogliono
neanche sapere cosa tu ne pensi
E tutto questo non è giusto perchè
non riconosco il loro potere
Guerra solo guerra non sanno darmi altro
No!non mi rassegno non voglio morire per loro
Non voglio morire e sprecare la mia vita
per questo lurido stato non voglio morire!

Nessun diritto
Ti calpestano ti umiliano per loro non sei niente
se esci dalle regole se ti rifiuti di subire
Rifiutano la tua immagine rifiutano le tue idee
Strumenti del potere per obbligarti ad accettare
Ti impongono di vivere secondo le loro regole
Ti impongono di morire per stupidi ideali
Non hai nessun diritto se vuoi vivere la tua vita
non hai nessun diritto se vai contro di loro
Ma non piegarti al loro volere esprimi il tuo dissenso
Non riescono a capire quello che tu sei!

Ti obbligano ad obbedire
I partiti sono una farsa
per legalizzare la corsa al potere
E illuderti che ci sia uno scopo
a cui dare il voto
Gli hai dato il tuo futuro la tua vita
e loro usurpano la tua libertà
e stabiliscono leggi e restrizioni
e con il potere che tu stesso gli hai dato
ti obbligano ad obbedire
e con il potere che tu stesso gli hai dato
ti obbligano ad obbedire!

Non posso sopportare
Per te non c'è lavoro se non ti sottometti
per te non ci sono spazi se non sei inquadrato
per te non c'è futuro se vuoi vivere la tua vita
se ti rifiuti di subire c'è solo repressione
Se vuoi vivere non devi pensare
se vuoi vivere devi solo obbedire
Ma questo prezzo è troppo alto
non lo posso sopportare
La logica di questo sistema ti porta all'autodistruzione
ribellati non morire non fare il loro gioco
Credi in quello che pensi rifiuta le loro illusioni
Esprime la tua energia contro quello che è sbagliato
Se vuoi vivere non devi pensare
se vuoi vivere devi obbedire
Ma questo prezzo è troppo alto
non lo posso sopportare!

Contropotere-Arrivato ah pook


Contropotere-Nessuna speranza Nessuna paura

Bloody Riot-Same LP


Impact-Solo Odio Ep


Detonazione-Sorvegliare e punire


Black rebels-It's time of violence the many things of rich


Rappresaglia-Danza di Guerra


Conflict-The House That Man Built


Conflict-It's Time to See Who's Who


Kina-Irreale realtà & Cercando


Wretched-In controluce


Wretched-In nome del loro potere tutto è stato fatto